La corte di rose e spine by Sarah J. Maas

La corte di rose e spine by Sarah J. Maas

autore:Sarah J. Maas [Maas, Sarah J.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Juvenile Fiction, General
ISBN: 9788852093296
editore: Edizioni Mondadori
pubblicato: 2019-03-18T23:00:00+00:00


23

Il pomeriggio successivo mi sdraiai sull’erba per godermi il calore del sole che penetrava dalla chioma degli alberi, cercando di capire come poterla dipingere nel prossimo quadro. Lucien, affermando di avere degli impegni come emissario, aveva lasciato me e Tamlin soli, e il Signore Supremo mi aveva portata in un altro posto meraviglioso nella sua foresta incantata.

Tuttavia non c’era traccia di magia lì, nessun laghetto di luce stellare né cascate di arcobaleni. Era solo una valle erbosa sorvegliata da un salice piangente e attraversata da un ruscello limpido. Eravamo distesi in un rilassato silenzio, quando guardai Tamlin appisolato accanto a me. I capelli dorati e la maschera brillavano luminosi nel manto erboso color smeraldo. Mi soffermai a osservare la curva delicata delle sue orecchie appuntite.

Aprì un occhio e mi sorrise pigramente. «Il canto di quel salice riesce sempre a farmi addormentare.»

«Cosa?» domandai, appoggiandomi sui gomiti per fissare l’albero sopra di noi.

Indicò il salice. I rami sospirarono, mossi dalla brezza. «Canta.»

«Immagino che declami anche versi umoristici da combriccola militare, giusto?»

Sorrise e si drizzò sulla schiena, girandosi a guardarmi. «Sei umana» commentò, al che alzai gli occhi al cielo. «I tuoi sensi sono ancora completamente bloccati.»

Feci una smorfia. «Un altro dei miei numerosi difetti.» Anche se quella parola – difetti – in qualche modo non mi infastidiva più come una volta.

Mi tolse un filo d’erba dai capelli. Avvampai quando le sue dita mi sfiorarono la guancia. «Potrei fare in modo che tu veda» propose. La sua mano si soffermò alla fine della mia treccia, che avvolse tra le dita. «Che tu veda e ascolti e senta il profumo del mio mondo.» Cominciai a respirare a fatica mentre iniziava ad alzarsi. «Che tu possa assaporarlo.» Spostò gli occhi verso il livido sbiadito sul mio collo.

«Come?» domandai, mentre si accovacciava davanti a me; mi sentii diventare sempre più bollente.

«C’è un prezzo da pagare, però.» Mi incupii, ma lui mi fece un gran sorriso. «Un bacio.»

«Assolutamente no!» esclamai, ma il cuore prese a battermi all’impazzata, dovetti stringere l’erba tra i pugni per impedirmi di toccarlo. «Non credete che il fatto di non essere in grado di vedere il vostro mondo mi metta in una posizione di svantaggio?»

«Sono un Fae Maggiore, noi non regaliamo nulla senza ottenere qualcosa in cambio.»

Con mia stessa sorpresa dissi: «Bene, allora».

Mi guardò sbalordito, probabilmente si aspettava di dover lottare un po’ di più. Nascosi un sorriso e mi misi nella sua stessa posizione, le nostre ginocchia che si toccavano mentre eravamo uno di fronte all’altro sul prato. Mi leccai le labbra, il cuore mi batteva così forte che mi pareva di avere un colibrì nel petto.

«Chiudi gli occhi» ordinò. Obbedii, stringendo l’erba tra le mani. Gli uccelli cantavano, e i rami del salice sospiravano. L’erba frusciò quando Tamlin si mise in ginocchio. Mi preparai a ricevere un lieve bacio su una palpebra, poi sull’altra. Si allontanò, lasciandomi senza fiato, la sensazione delle sue labbra ancora sulla pelle.

Il canto degli uccelli diventò un’orchestra, una sinfonia di cinguettii e gioia. Non avevo mai



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